Ci sono cose che un designer non ti dirà mai, sia perché in pochi le conoscono, sia perché oggigiorno “c’è la crisi” e molti grafici cercano di accettare quanti più lavori possibili. Fatto sta che ci sono cose che un designer non ti dirà mai, cose che nessuno ha detto nemmeno a me. Nessuna scuola di design o nessun professorone importante mi aveva preparato ad alcune criticità ricorrenti quando si tratta di creare un logo aziendale. Molte volte nel corso degli anni mi sono trovata a dover affrontare le stesse problematiche con i clienti. Motivo per cui ho deciso di esporre qui, nero su bianco, una volta per tutte le 3 verità fondamentali sul logo aziendale che nessun designer ti dirà mai:
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Non partire col logo come prima cosa
Il logo è l’ultima cosa, viene alla fine dopo che tutti gli altri parametri della strategia sono pronti. Quante volte mi ci hanno fregato. Quando ero più giovane ed inesperta, ma soprattutto di facili entusiasmi, mi facevo spesso sedurre dalla startup mirabolante di turno, quella con l’idea geniale, quella che sfonda sicuro.
Questi progetti sono destinati a morire, perchè nati da una suggestione estetica e solo di quella vogliono vivere. Perciò vogliono subito un’immagine da poter sfoggiare, un’immagine vuota, senza basi.
La verità fondamentale numero 1 è quindi: non partire con il logo. Il logo viene dopo, deve rinforzare il posizionamento, accordarsi con il payoff ed essere coerente con il brand name. Il logo non può sopperire alle mancanze strategiche di una brand. Magari può essere un concetto controintuitivo ma il visual viene dopo aver scelto il nome giusto e il “nail” più efficace, ossia cosa deve “dire” il logo/visual.
Quindi un’azienda senza le fondamenta, senza una strategia di base, potrà anche sembrare un pochino più cool con un bel logo, ma non può andare lontano. Inoltre potrebbe, in corsa, cambiare nome, strategia, eccetera.
Perciò un logo fatto in tempi non maturi non avrà la sua efficacia.
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Per avere un logo serve un brand
Parlando di tempi non maturi, mi è capitato spesso di avere persone che volevano un logo prima ancora di avere un brand. È possibilissimo, mi è capitato di professionisti che desideravano il visual hammer quando però avevano ancora un progetto transitorio.
Ovviamente loro non sapevano che lo fosse, perchè per tirare su un blog con cui partire ci vogliono le stesse energie e le stesse strategie. Quindi molte persone che mi dicevano “sto partendo con il blog”, volevano subito il logo-visual.
Spesso però, chi parte con il blog ha ancora da affinare molte cose, da cambiare e modificare nel corso del tempo. Un tempo che può anche essere breve. Così, se il tempo ancora non è maturo, tutto il lavoro sul logo sarà reso inutile.
Datevi un po’ di tempo, quando cominciate con il blog e il vostro progetto non è ancora definito, aspettate prima di preoccuparvi del logo.
Preoccupatevi prima di produrre dei contenuti, perchè anche da essi poi può venire il giusto nome, il giusto visual e quindi una strategia migliore.
E a proposito di questo, l’importanza del nome è la terza verità.
È fondamentale e viene prima del logo stesso.
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Scegli un brandname a cui puoi associarci un forte visual
È assolutamente necessario che non sia troppo verbale. Spesso ci sono brand name che funzionano perfettamente a livello verbale, cioè hanno un ottimo posizionamento verbale dietro, un ottimo nail, come dice Laura Ries.
Esprimono dei concetti molto chiari, ma questi concetti sono non visualizzabili. Per poter usufruire della spinta del visual, un brand name deve connettersi ad un’immagine visiva, anche se si tratta di cedere qualcosa a livello di efficacia.
È quindi consigliabile avere un nome che si possa rappresentare anche graficamente. Per esempio, un nome come “Cacciaviti efficaci”, potrebbe anche funzionare, non che sia sbagliato, però è comunque molto astratto, è un concetto verbale, difficile da visualizzare.
Già chiamarsi “Cacciaviti Intelligenti” ha qualche appiglio, o anche “Super Cacciaviti”, per dirne un’altra. Meglio ancora è avere un nome che in qualche modo si racchiuda in una parola, e soprattutto in una parola che sia un’immagine.
Per esempio “Apple” in questo la fa da padrona, è molto semplice come concetto ed anche molto semplice da visualizzare. Per portare un altro esempio, Laura Ries cita il “Blackberry” sottolinenando come questo seppur con un nome più accattivante perde “la battaglia della memoria” rispetto alla Apple perchè “Blackberry” è un qualcosa di difficile da visualizzare. Il logo del Blackberry è visivamente più debole, mentre il logo della Apple è incredibilmente forte e si accorda ovviamente con il brand name.
Quindi ecco il consiglio: cercate di trovare un nome non troppo creativo, quindi non cose tipo “Comete Stellari Superrotanti”, ma che sia caratterizzante, non troppo verbale e che si possa connettere con emozioni, con un’immagine visuale. Se davvero volete fare le cose per bene, se realmente state partendo con un brand vero e proprio, se davvero volete investire in questo campo, rivolgetevi ad un/una copywriter, perchè il nome del brand ed il payoff sono fondamentali tanto quanto il logo.
Fanno parte del creare quella tempesta perfetta che serve ad avviare un’azienda di successo in grado di sbaragliare tutta la concorrenza.